Come invecchiare felici. Intervento di Otello Ciavatti all’incontro Auser del 21 novembre 2019 preso il teatro Mazzacurati. Ringrazio per l’invito a intervenire a questo importante incontro l’Auser e Vannia Virgili. Ho avvertito un clima molto vivo, corrispondente a chi, come me, e credo molti di voi, vive una persistente utopia intelligente che resiste,a partire dal sessantotto, alla ineluttabilità del tempo.Mi correggo: il tempo non è ineluttabile, perché non esiste come oggetto autonomo, ma è solo in quanto lo riempiamo del nostro essere. Per questa ragione mi sono iscritto alle piazze delle sardine e qualche settimana fa in piazza Verdi ho preso la chitarra e ho suonato un pezzo di Elvis. Le parole che propongo sono liberazione e stupore.( cito da Gianrico Carofiglio). Liberazione dalle certezze assolute e prive di un reale fondamento, liberazione dagli obblighi e dalle convenienze legate alle convenzioni, al senso comune.La nostra utopia intelligente ci consente e ci obbliga a farlo. Ne deriva il valore inestimabile del dubbio e della scoperta che provoca stupore. Su questa base si fonda il piacere e l’importanza della lettura di libri che non si era riusciti a leggere negli obblighi scolastici o per la mancanza di tempo. Libri, dunque, ma anche cinema, musica, teatro, assieme agli amici restando dopo a discutere, evitando il tempo unilaterale della televisione. Organizzare viaggi brevi,per vedere le città più belle, la natura più incontaminata, senza tuttavia perdere i contatti con la propria storia e indentità. Coltivare i rapporti con gli amici, quelli storici, ma anche quelli nuovi che si conoscono nei viaggi, negli incontri culturali, nella presentazione di libri, nei gruppi di lettura. Vivere il conflitto, mai accontentarsi del senso comune, delle verità preconfezionate. Un atteggiamento critico impone un lavoro complesso della mente. La mente deve abitare in un corpo che non perde elasticità. L’importanza quindi della ginnastica, della camminata, dello sport, della dieta. Il piacere di trasmettere la propria esperienza, di insegnare, ma non tanto imprimere segni nella mente a un allievo passivo ma creando le situazioni di apprendimento, i contesti, le esperienze che gli alunni possono effettuare per riscoprire, reinventare, ricostruire i concetti. Andare sotto la superficie, sempre, e trasmettere il piacere della ricerca. Un altro momento importante è la scelta di impegnare il tempo nel volontariato sociale. Il comitato Piazza Verdi svolge una funzione impegnativa, ma ricca di restituzioni positive. Diffondiamo libri, musica colta, solidarietà, sicurezza. Viviamo il dramma di chi muore davanti a noi con un ago infilato, ma ci consola anche sapere che qualcuno riesce a ritrovare un heimat nella comunità. L’ultima considerazione di questo piccolo vademecum per resistere al tempo riguarda il tema della memoria. Lo affronto citando due casi letterari molto noti Il primo è un personaggio di Borges, Ireneo Funes dotato di una prodigiosa memoria superiore a quella di tutti gli uomini messi insieme. Funes o della memoria” (“Funes el memorioso”, tratto da Ficciones, 1944) è il racconto amaro nel quale Borges narra la storia, ambientata in Uruguay a fine Ottocento, di questo giovane, Ireneo Funes, la cui condanna è quella di avere una prodigiosa memoria che gli permette di cogliere ogni dettaglio di tutto ciò che lo circonda. Un mondo sovraccarico di minuscoli dettagli. Può l’uomo ricordare tutto ?No,la conseguenza sarebbe una morte inevitabile e atroce, come per Funes, morto per congestione polmonare, simbolicamente schiacciato dal peso dei suoi ricordi Ricordando tutto, di fatto Funes finisce per esplodere In Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez accade un fatto opposto a quello descritto da Borges. Ad un certo punto il piccolo villaggio di Macondo è invaso da una pestilenza del tutto particolare in quanto fa perdere ogni ricordo agli abitanti.La gente non riesce più a dormire e perde progressivamente la memoria, perde i ricordi dell’infanzia, poi il nome e la nozione delle cose, e infine l’identità delle persone e la coscienza del proprio essere, fino a sommergersi in una specie di idiozia senza passato Allora cominciarono a mettere i nomi alle cose, e poi a descrivere la funzione. Ad es “Questa è la vacca, bisogna mungerla tutte le mattine in modo che produca latte e il latte bisogna farlo bollire per aggiungerlo al caffe’ e fare il caffelatte. José Arcadia Buendìa decise allora di costruire la macchina della memoria. Il marchingegno si basava sulla possibilità di ripassare tutte le mattine, dal principio alla fine, la totalità delle nozioni acquisite nel corso della vita.Il meccanismo diventava talmente complesso da crollare. Infine arriva uno zingaro che fa bere una sostanza che permette di recuperare la memoria. Ricordare quindi può essere bello o mostruoso. La memoria è un oggetto strano, complesso, mobile come un caleidoscopio, è il luogo che definisce la colpa e il rimorso; rappresenta le radici dell’albero che siamo diventati, radici che sono ingombranti. Talvolta è amica talvolta nemica, come sapevano bene anche gli antichi greci, con Mnemosine. La memoria aiuta, la memoria opprime.” Senza memoria non si può vivere e neppure con tutta la memoria davanti agli occhi. Recuperare la memoria nascosta al modo di Proust, fare i conti con il passato, vivere in un contesto diverso il piacere che si era provato un tempo, scrivere, raccontare, non aver paura di ricordare è un modo per affrontare il tempo che fugge a ti costringe a riflettere sulla caducità delle cose e sulla condanna di non essere nati solo per morire. Otello Ciavatti

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